Nell’Ottocento, a via del Biscione, avremmo visto un brulicare di giovanotti con languidi occhi; erano tutti innamorati, purtroppo analfabeti, che ordinatamente e con molta discrezione, facevano la fila davanti uno strano tipo.
Costui non aveva trovato niente di meglio che passare la vita seduto ad uno sgabello e, armato di penna ed inchiostro, scriveva lettere d’amore per quei poveri giovanotti o donzelle.
Era conosciuto come “Pubblico Scrivano” e si faceva pagare molto salato. Sei soldi se la missiva indirizzata alla fanciulla o all’amato era ordinaria, otto soldi se ardente e addirittura dieci se il richiedente la desiderava ardentissima, compilata con laboriosi arabeschi e terminante con versi poetici.