Secondo le credenze antiche, la fine dell’età dell’oro, fu un momento difficile, ma anche cruciale per lo sviluppo del futuro popolo romano, dal punto di vista morale e sociale. Infatti, i romani cominciarono subito a maturare l’idea che, per continuare a vivere degnamente, non era necessario soltanto imparare a coltivare la terra, ma pure sé stessi. Cioè era doveroso far crescere e mantenere, da una generazione all’altra, alcuni valori fondamentali che ricordiamo in latino e che non hanno bisogno di traduzione: la iustitia, la fides e il pudor. Il prototipo del pater familias si sentiva quindi orgoglioso di avere origini agresti e aveva un profondissimo senso del dovere. Egli ci teneva a mantenere la sua terra, già ricevuta dai padri, a vantaggio dei propri figli e di Roma. Tutto ciò era considerato il comportamento più consono per vivere in pace con gli dei e per continuare a tendere, almeno idealmente, al modello di vita dall’ormai perduta età dell’oro. Guarda caso, era tipico dei romani ritirarsi in campagna, in vecchiaia, dopo aver intrapreso le attività politiche e gli affari… si trattava di un ideale ritorno alle origini.